Il
torrione del Castel Dragone ripreso dal
campanile della Chiesa, in una vista inconsueta, così come si presentava
negli anni '20, prima dei lavori di restauro.
In primo piano il tetto della Chiesa con il
retro del frontale.
Probabilmente la costruzione del Castel Dragone
(o Castello della Dragonara) si fa risalire attorno al 1250.
Costruito alla sommità di uno sperone di roccia proteso sul mare, in
origine venne usato come torre di avvistamento e soccorso navale.
Successivamente allargato, il castello fu utilizzato come difesa sia
contro i sempre più numerosi assalti dei pirati saraceni che contro le
aggressioni di terra e da lì il popolo camoglino trovava armi, rifugio e
lì riuniva l'assemblea del popolo che ivi eleggeva i suoi
amministratori.
Attorno al 1350 un documento attesta una deliberazione del Senato della
Repubblica di Genova che avrebbe provveduto a sue spese al rinforzo del
castello ed a potenziarne il suo armamento.
Poco dopo ebbe a subire gli assalti dapprima da Gian Galeazzo Visconti e
nel 1366 da parte di Nicolò Fieschi.
A causa dei precedenti assalti e dai continui contrasti tra la comunità
camoglina e la stessa repubblica genovese (in quanto in quel tempo
dominata dai malvisti duchi di Milano), tra il 1428 e il 1430 il
castello fu notevolmente ampliato e rinforzato a cura e spese degli
abitanti di Camogli.
Nel 1438 le truppe al soldo del Ducato assediarono il maniero,
smantellando il perimetro esterno; pochi anni dopo gli stessi abitanti
del borgo marinaro riedificarono nuove mura accollandosi interamente le
spese di edificazione che ammontarono, secondo un documento dell'epoca,
a 450 lire genovesi.
Nel 1448, dieci anni dopo l'assalto milanese, le dispute tra Camogli,
Recco e Genova si fecero sempre più aspre, tanto che la Repubblica
chiese la distruzione immediata del castello. Venne siglato un accordo
che prevedeva la distruzione del castello da parte degli stessi
camoglini, i quali lo demolirono numerando e nascondendo le pietre.
Infatti solo sei anni dopo, ristabilita la quiete con i vicini, il
castello fu nuovamente ricostruito dagli abitanti di Camogli, i quali al
termine lo consegnarono direttamente al Doge della Repubblica che ne
assunse il controllo pro tempore.
Nel 1461 le dispute ricominciarono ed il Senato della Repubblica di
Genova ordinò una nuova distruzione, ma la decisione venne annullata per
motivi politici legati alla conseguente decisione di negare l'uso delle
navi di Camogli alle maone, alle spedizioni militari ed ai noli alla
Repubblica.
Nel 1500 il castello venne adeguato all'uso delle armi da fuoco e dotato
di cannoni. Tuttavia nel secolo seguente, perdendo importanza
strategica, venne adibito a prigione per poi essere abbandonato.
Intorno al 1850 la proprietà del Castello venne contesa tra Chiesa e
Comune. Quando il castello fu riconosciuto come patrimonio demaniale, il
Comune ne rilevò la proprietà per 500 lire.
Dopo secoli di abbandono, dell'originario castello restano il torrione e
la piazzuola intorno, essendo nel frattempo il resto della
fortificazione, che occupava gran
parte dell'Isola, recuperato e trasformato in civili abitazioni. La
cappella che ivi esisteva per il conforto dei combattenti e del popolo,
divenne l'ampia Chiesa Parrocchiale attuale ed il piccolo cimitero che
occupava la parte sopraelevata del sagrato fu traslato altrove.
Nel 1975 il torrione del Castello venne attrezzato per ospitare un
acquario tirrenico gestito dall'Azienda Autonoma di Soggiorno. Vennero
create vasche con acqua marina ospitanti esemplari della fauna marina
tipica delle acque camogline: in pratica, un antesignano del grande e
moderno Acquario di Genova, nel quale, con la chiusura di quello di
Camogli, i pesci e crostacei presenti furono trasferiti. |