ARCHIVIO CAMOGLI ANTICA



1266.   PIAZZA SCHIAFFINO    
Autore: Marcello Bozzo         bozzo@agenziabozzo.it
Epoca: anno 1900

Origine: da una cartolina dell'epoca                   Fotografo: sconosciuto

NOTE:

Il monumento a Simone Schiaffino, opera dello scultore genovese Giuseppe Molinari, venne inaugurato il 15 maggio 1865 con la dedica dettata da Garibaldi: "Onorare la virtù estinta fa testimonianza di popolo atta a farla rivivere. Simone Schiaffino tra la vita del bruto e la morte dello eroe ha preferito questa ultima. Ecco lo esempio generoso che più che ricordare bisogna imitare".

Simone Schiaffino nacque a Camogli il 16 febbraio 1835. E' stato un patriota che a venticinque anni prese parte alla spedizione dei Mille e combatté nella battaglia di Calatafimi trovandovi la morte come alfiere della bandiera di Garibaldi.

Figlio del capitano marittimo Adeodato e di Geronima Schiaffino, ad 11 anni iniziò la sua carriera marittima su un veliero di Camogli. Nel 1854, a diciannove anni, conseguì il brevetto di capitano marittimo.

Nel 1856 si iscrisse alla loggia massonica "Union Française" di New York e, tornato in patria, nell'ottobre del 1858 aderì alla loggia "Trionfo Ligure" di Genova, formata sopratutto da capitani marittimi camogliesi. Alla stessa loggia alla fine dell'anno diventò membro anche Nino Bixio.

Il 5 marzo 1858 sbarcò per arruolarsi nei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi combattendo nella seconda guerra d'indipendenza sino all'armistizio di Villafranca.

Tornato a Camogli, saputo della Spedizione dei Mille, si arruolò come timoniere sul Lombardo al comando di Bixio.

Sbarcato in Sicilia con scalo a a Porto Santo Stefano, alla battaglia decisiva di Calatafimi al maggiore Schiaffino venne affidato dal Bixio il "tricolore degli italiani", la bandiera ricamata dalle donne italiane di Valparaiso e donata a Garibaldi nel 1855.

Nell'ultimo vittorioso assalto alle truppe napolitane a Calatafimi Simone Schiaffino terminava la sua vita il 15 maggio 1860, a venticinque anni. Venne colpito a morte da una fucilata del soldato borbonico Luigi Lateano.

Per questo il Lateano fu ricompensato con la promozione a sergente, decorato con medaglia d'oro, creato cavaliere dell'Ordine Militare di San Giorgio e gratificato con 100 scudi.

Tuttavia in seguito entrerà a far parte degli ex nemici riconsegnando loro la bandiera presa allo Schiaffino morente.

Alla vedova e ai figli il governo italiano con il decreto del 24 ottobre 1860 assegnò una pensione equivalente alla paga che lo Schiaffino ebbe in vita.

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