La
domenica 15 maggio 1927, in una bellissima giornata di sole, si svolse
la prima premiazione dei militi e dei soci della Croce Verde Recchese.
Questa è la foto ufficiale della
manifestazione.
Curiosa e divertente è la storia del
benemerito sodalizio. Come altre organizzazioni rivelatesi poi
importanti, nacque casualmente dalla metamorfosi di un club di
buontemponi avente l'unico scopo della ricerca del divertimento dei
soci.
Nel 1922 undici giovani e sportivi recchesi:
Vittorio Costa, Michele Fasce, Americo Faraoni, Francesco e Federico
Faraoni, Settimio e Tito Ferro, Antonio Fiorito e Giobatta Perdarsini,
Battista Pozzo e Gaetano Valle fondarono il Club dei Matti, che
aveva il divertimento come unico scopo fondativo.
Lo spirito spensierato che li univa portò
all'aiuto reciproco tra i soci, che presto si estese ad amici e
familiari e poi a tutti i cittadini bisognosi.
Si giunse così al settembre del 1924. I
“Matti” decisero di sciogliere il proprio sodalizio di tipo
goliardico e di dedicarsi, insieme a quanti lo desideravano,
all’assistenza pubblica.
Fu così che il 3 settembre 1924
nacque ufficialmente la Croce Verde Recchese.
I soci che si iscrissero entro il mese di settembre 1924 assunsero la
qualifica di “Fondatori”.
I loro nomi sono: dott. Giuseppe De Barbieri che ne fu l’animatore nel
campo sanitario propriamente detto, Michele Fasce, Severino Beluzzi,
Agostino Castagnini, Pasquale Capurro, Carlo Capurro, Tullio Ferro,
Settimio Ferro, Federico Ferreccio, Guido Ghisilieri, Fiorenzo Mosto,
Luigi Oneto, Frotunato Pederzini, Gian Battista Pederzini, Vittorio
Turrini, Guido Bisso, Giovanni Caffarena, Giuseppe Capurro, Tito Ferro,
Rinaldo Ferro, Francesco Ferreccio, Davide Gioardo, Ernesto Massone,
Luigi Nicora, Silvio Passalacqua, Angelo Pozzo, Carlo Tassara Carlo e
Gaetano Valle.
La prima sede della Croce Verde Recchese fu quella dei “Matti”. Quindi
venne reperito un fondo in Vico Olivari che venne rimesso completamente
a nuovo e sistemato per le nuove esigenze. Purtroppo i locali erano a
piano terra con le finestre sul mare il quale, quando era in burrasca
allagava i locali e a turno i militi facevano la guardia giorno e notte
dormendo sopra i tavoli.
La Società disponeva di due barelle con ruote di gomma piena da spingere
a mano, di otto barelle pieghevoli, di 30 metri di scala a corda
(biscaglina), di 2 piccozze e di 4 lanterne a carburo. La sala di
medicazione oltre un lettino conteneva un armadio con medicinali e ferri
chirurgici, un armadio contenente biancheria e due cassette di pronto
soccorso.
I soci della Croce Verde partecipavano anche all’assistenza dei
bisognosi senza chiedere nulla. Il compenso veniva dato se chi chiedeva
soccorso aveva la possibilità di pagare qualcosa. Le oblazioni, quando
c’erano, venivano devolute alla cassa comune. A volte i militi ci
rimettevano qualcosa di tasca propria per far arrotondare la cifra che
le persone intendevano versare al sodalizio quale compenso per il
servizio effettuato.
Nel 1925 venne inaugurato Il Vessillo Sociale, che è rimasto lo stesso
da allora. Su uno dei nastri fu fatto scrivere dal dott. Ignazio De
Barbieri, padre del dott. Giuseppe De Barbieri, allora Direttore
Sanitario, il motto: “DILIGITE ALTERUTRUM” cioè amatevi e soccorretevi
scambievolmente.
Il dott. De Barbieri teneva con regolarità ai militi lezioni di
infortunistica e di elementi di pronto soccorso due volte la settimana,
alla sera, nella sede sociale.
La prima ambulanza della Croce Verde Recchese venne inaugurata il 18
marzo 1928 (vedi la scheda seguente N° 3527).
E' grazie alla buona volontà ed al luminoso esempio di queste persone
che ancora oggi, con il supporto delle nuove tecnologie ma con immutata
abnegazione, la Croce Verde Recchese
si appresta, con un pizzico della goliardia dei Fondatori, a tagliare il
traguardo del suo primo centenario.
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Note storiche tratte
dal sito
https://croceverderecco.it/ |