ARCHIVIO CAMOGLI IERI

3541    CLASSE SECONDA A   
Autore: Marcello Bozzo         bozzo@agenziabozzo.it
Epoca:  31 marzo 1949

Origine:  cortesia di Renzo Cinollo, collaborazione di Ignazio Mandina

NOTE:

La seconda classe elementare della Scuola Comunale di Camogli nell'anno scolastico 1948 - 1949.

Il luogo è lo spazio che esisteva tra il palazzo del Comune ed il Montone, ora occupato dall'ascensore e dalla scala a chiocciola che salgono in Via XX Settembre.

Ecco i nomi.

In prima fila in alto da sinistra:
                                                      Umberto Lasagna
                                                      Nevio Chalvien
                                                      Enrico Casarini detto Il Cé
                                                      Piero Campodonico
                                                      Gianni Passalacqua
                                                      Giovanni Bozzo detto Gianni

Nella fila centrale da sinistra:
                                                      Pieramerico Donati
                                                      Franco Capponi
                                                      Giuliano Pastorino
                                                      Renzo Cinollo
                                                      Eligio Fronteddu
                                                      Egidio Di Maria
                                                      Cappato  Gian Mario
                                                      Tino Clerici
                                                      Michele Schiaffino

Seduti da sinistra:
                                                      Gianvittorio Serravalle
                                                      Adriano Amato
                                                      Goffredo Antola
                                                      Ugo Siri
                                                      Marcello Vazzoler
                                                      Macchiavello ?

Una immagine della terza elementare è alla scheda N° 992.
 

   

Ai miei compagni nati negli anni di guerra

A ben pensarci, allora sarebbe stato difficile credere che avremmo vissuto una vita normale: già alla nascita il mondo che ci accolse era il peggiore di tutta la storia dell’umanità: guerre, bombe, fame e morte: solo il silenzioso eroismo dei nostri genitori e la nostra determinazione ci permise di sopravvivere.

 

Da ragazzi raramente vedevamo le automobili, non conoscevamo l’airbag e tantomeno la cintura di sicurezza. Per i più fortunati c’era un vecchio autobus puzzolente ed il cassone di un camion era un regalo speciale. Solo pochi grandi disponevano di una bici o di una Vespa ma nessuno aveva idea di cosa fosse il casco.

 

Non avevamo neppure il telefono fisso, i telefonini non esistevano e, incredibile, non ci mancavano: uscivamo di casa al mattino e giocavamo tutto il giorno; i nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo e ciò nonostante sapevano che non eravamo in pericolo.

 

Passavamo i pomeriggi a costruirci le nostre carrette con le quali ci lanciavamo giù per la Rampa dimenticando che non c’erano freni finché non finivamo capovolti sulla Calata o cadendo in mare vestiti sulle instabili barcelle autocostruite. Sul Montone ci inventavamo dei giochi con dei bastoni e dei sassi, con vermi, bisce e rospi. Facevamo il giro del porto saltando da una barca all'altra ma le abrasioni, i denti scheggiati e qualche testa rotta erano incidenti che non causavano liti o denunce: risolvevamo i problemi da soli e della maggior parte di essi i nostri genitori non lo venivano neppure a sapere.

 

Le uniche merendine su cui ogni tanto potevamo affondare i denti, un morso ciascuno, erano il pane con le acciughe ed una gazosa in quattro dalla stessa bottiglia e nessuno mai morì per i germi.

 

Non avevamo la Playstation, il Nintendo od i videogiochi. Né la Tv, il pc, il dvd, gli sms, il cellulare od Internet: avevamo semplicemente degli amici: uscivamo da casa e li trovavamo od entravamo tranquillamente in casa e parlavamo con loro. Da soli, senza controllo né chiedere il permesso.

 

Le nostre iniziative erano nostre, e le conseguenze pure. L’idea che i genitori avrebbero difeso le nostre trasgressioni non ci sfiorava neppure: essi erano sempre dalla parte del giusto, e se ci castigavano nessuno aveva da ridire ed il loro no era proprio NO, ma nessuno divenne un alienato per non aver avuto tutto ciò che voleva. Come siamo sopravissuti?

 

Tuttavia questa generazione ha prodotto un mondo migliore di quello che ha trovato: dagli ultimi 60 anni l’umanità non aveva mai progredito tanto.

 

Avevamo libertà, responsabilità ed iniziativa, successi ed insuccessi, ed abbiamo imparato a gestirli. Se tu sei una od uno di loro, COMPLIMENTI !
 

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