L'incrociatore
russo Bogatyr nel porto di Messina sconvolto dal terremoto
del giorno prima, con gli incendi ancora attivi.
Il lunedì 28
dicembre 1908 alle ore 5,21 del mattino uno dei più potenti
terremoti della storia italiana, del 7,1° grado della scala Richter
pari al 12° della scala Mercalli, seguito da un maremoto, squassò le
coste calabro - sicule con numerose scosse devastanti.
Gravissimi i danni riportati da Reggio Calabria e da molteplici
altri centri abitati del circondario. Sconvolte le vie di
comunicazione, le ferrovie ed il telegrafo. La corrente elettrica ed
il gas vennero di colpo a mancare a Messina, Reggio Calabria, Villa
San Giovanni e Palmi. Vasti furono gli incendi.
La città di Messina fu rasa al suolo. Tra voragini e montagne di
macerie gli incendi si estesero a ciò che restava delle case.
Ai danni provocati dalle scosse sismiche ed a quello degli incendi
si aggiunsero quelli cagionati dal maremoto, di impressionante
violenza, che si riversò sulle zone costiere di tutto lo Stretto di
Messina con tremende ondate stimate tra 6 e 12 metri che provocarono
molte vittime fra i sopravvissuti che si erano ammassati sulla riva
del mare alla ricerca di protezione dai crolli. Alcune navi
alla fonda furono danneggiate, altre riuscirono a mantenere gli
ormeggi entrando in collisione.
Gravissimo il bilancio delle vittime: Messina di circa 140.000
abitanti ne perse 80.000 e Reggio Calabria ebbe 15.000 morti su
45.000 abitanti. I morti furono complessivamente 120.000.
Numerosissime scosse di assestamento si ripeterono nelle giornate
successive e fin quasi alla fine del mese di marzo 1909.
A Messina andarono distrutti la bellissima Palazzata affacciata sul
porto, il Palazzo Municipale, il Palazzo della Dogana, tantissime
chiese, il Duomo, molti edifici pubblici, la sede della storica
Università.
Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito mobilitò il Regio Esercito.
Il Ministro della Marina fece dirottare la divisione navale in
navigazione nelle acque della Sardegna, composta dalle corazzate
Regina Margherita, Regina Elena, Vittorio Emanuele
e dall’incrociatore Napoli sulla zona disastrata.
Anche il Re e la Regina d'Italia partirono il 29 per Napoli; saliti
poi sulla Vittorio Emanuele raggiunsero la Sicilia nelle prime
ore della giornata successiva.
Ma già all'alba del 29, la rada di Messina cominciò ad affollarsi:
una squadra navale russa alla fonda ad Augusta si era diretta a
tutta forza verso la città con le navi Bogatyr, Makaroff,
Guilak, Korietz, Slava, Zesarevich.
Subito dopo fecero la loro comparsa le navi da guerra inglesi
Sutlej, Minerva, Lancaster, Exmouth,
Duncan, Euryalus.
Il
comandante russo Ammiraglio Ponomareff fece approntare i primi
soccorsi prestando anche opera di ordine pubblico e facendo fucilare
gli sciacalli.
Dopo iniziarono ad arrivare le navi italiane che si ancorarono ormai
in terza fila.
Nel 2006 in riconoscimento del grande impegno profuso dalla marina
zarista a Messina è stata eretta una lapide e dedicata una via alla
Marina di Russia.
Note tecniche e
storiche della
Bogatyr
alla scheda
146C.
Altre immagini
della Bogatyr
alle schede
147C,
318C,
2448C,
2449C,
2451C. |