ARCHIVIO VECCHIE VELE


                                                                                                      
 

1110 A.

CELESTINA

CAVALIERE ANIELLO BONIFACIO
EUGENIO VACCHETTO
MATER DEI

ELENCO ALFABETICO VELIERI

Epoca: anno 1958 c Fotografo: sconosciuto
Origine: Archivio Pietro Berti

autore: Marcello Bozzo NOTE:  bozzo@agenziabozzo.it

La goletta a palo Cavaliere Aniello Bonifacio, divenuta Mater Dei al tempo della foto, all'ormeggio nel porto di Viareggio.

Venne costruita nel 1922 dal Cantiere L. & C. Bonifacio di Castellammare di Stabia.
Compartimento Marittimo di Napoli.

Stazza 381 tsl, 337 tsn.
Scafo a tre stive in legno di quercia e pino.
Lunghezza m. 46,21.
Larghezza m. 8,60.
Immersione m. 4,48.

I primi armatori furono gli stessi costruttori Fratelli Luigi & Catello Bonifacio di Castellammare di Stabia.

Nel settembre 1931 lo scafo fu foderato in metallo giallo con perni in ferro galvanizzato.

Attorno al 1937 il bastimento venne spinto su una secca dai marosi. Si spezzò la chiglia, la controchiglia ed alcune ordinate. Il tutto dovette essere sostituito insieme al dritto di poppa e nell'occasione vi venne inserita la gabbia dell'elica.

Fu così dotato di una motrice ad un'elica a combustione interna costruita a Kiel nel 1937 dalla Deutsche Werke Aktien Gesellschaft
di 4.S.C.SA a 4 cilindri 4 cil. da 280mm x 420mm e  dotato di relativo impianto elettrico. Trasformata in goletta a tre alberi.
Risultò di tsl 378,85 e tsn 322,22 per una velocità 7,5 nodi di crociera.

Nel 1938 fu ceduta all'armatore Giacomo Delfino
fu Baldassarre di Spezia.
Prese il nome di
Celestina.

Nel 1940 venne requisita dal governo. Venne utilizzata come nave ausiliaria  della Regia Marina in servizio come vedetta / oneraria.

Il 13 dicembre 1940 durante gli ultimi giorni della difesa di Tobruk il
Celestina, carico di benzina e munizioni e con a bordo l'equipaggio di un altro motoveliero, si arenò sulla costa nel tentativo di sfuggire ad un attacco aereo inglese.

Nella notte, venendo meno la durezza dell'incursione nemica, un gruppo di portuali genovesi impegnati nella difesa del porto di Bardia giunse sul posto e sotto il fuoco nemico riuscì a salvare il motoveliero che, rimesso a galla, fu rimorchiato nel porto di Bardia.

Dopo aver riparato il motore e dopo aver imbarcato gli stessi portuali ed altre persone, il
Celestina raggiunse Tobruk e successivamente tornò in patria, scampando alla guerra.

Nel 1947 il bastimento venne portato in cantiere ai lavori, durante i quali fu rifatta la sovrastruttura con l'aggiunta di un cassero e della timoneria e dotata di armamento velico a nave goletta.

Nel 1954 venne acquistato dall'armatore Eugenio Vacchetto di Genova Sampierdarena e prese il nome di
Eugenio Vacchetto.

Nel 1958 viene venduto all'armatore Scotti di Uccio Michela & Maria, di Monte di Procida e prende il nome di
Mater Dei.

Nel maggio 1959 l'imbarcazione affondò per cause ignote.

Altra immagine del bastimento alla scheda N° 1115A.

ELENCO ALFABETICO VELIERI