ARCHIVIO CAMOGLI ANTICA


774.        PERSONAGGI       

GIOXE detto BARBA
Autore: Marcello Bozzo         bozzo@agenziabozzo.it
Epoca: anno 1925 c

Origine: Archivio                      Fotografo: Ferraris, Camogli

NOTE:

Gìoxe, al secolo Giuseppe De Bernardi, era un pescatore che abitava all'Isola, allora uno dei quartieri più malandati di Camogli.

Lo chiamavano anche "Barba" che in genovese vuol dire zio, perché era lo zio di tutti.

Il buon Gioxe, barbuto bohémien d'antan, era un tipo un po' strano, specialmente per una particolarità che lo distingueva da tutti: girava sempre per Camogli con una vecchia pentola di terracotta in testa, talvolta piena ma per lo più vuota.

Raccontava che le prime scarpe le aveva messe da soldato. Furono anche le ultime.

All'alba lo sentivi canticchiare.

Chissà quando era nato; si diceva che fosse di buona famiglia. Negato alle convenzioni della società.

Con una barba lunga, scalzo, brache rimboccate fino al ginocchio, fischiava e cantava sempre, sereno e di buon umore, amico di tutti.

"Ciao Barba", e lui sorrideva bonario.

Da militare non portò mai le scarpe. Durante le esercitazioni ne toglieva una, poi l'altra e le gettava via. Tante volte venne mandato in cella di punizione ed alla fine venne congedato, ma Gioxe "il Barba" di scarpe non ne portò mai.

Non si sa da chi, ma una volta venne invitato in una casa per bene: vi andò in tuba e marsina, ma scalzo.

Il figlio di un celebre sarto di Camogli ci raccontò che un giorno il Barba si presentò in laboratorio da suo padre con due sacchi di juta, pretendendo che il maestro artigiano gli confezionasse un abito per la mezza stagione, logicamente con i calzoni tagliati sotto al ginocchio.

Girava sempre con una padella in testa: era il suo desinare che si preparava la sera prima. Girava a far servigi per tutti e la casseruola di terracotta con lui.

Voleva bene ai bambini ed alle bestie: quante volte lo si vedeva distribuire cibo alle povere bestie girovaghe.

Barba chiamava i bimbi, poi gettava in aria una manciata di centesimi sui quali essi saltavano sopra per guadagnarsi alla svelta un sorbetto.

Un giorno Barba morì. Era vecchio, la morte se lo prese per strada mentre fischiettava con la casseruola in testa.

Al mattino seguente la città si svegliò presto come di consueto, ma Barba non c'era più.

Estratto da Camogli Acquarelli, Castrogiovanni & Ansaldo, Canessa Rapallo 1965.

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