Alfredo Cappellini
Tipo pontone armato semovente/monitore
Classe Cappellini
unità singola
Costruttori Orlando, Livorno
Varo 1915 come pontone gru
Completato 1915
Varo 28 aprile 1916 come monitore
in servizio 6 luglio 1916
Dislocamento 1452 t
Lunghezza 36 m
Larghezza 18 m
Immersione 2,4 m
Propulsione 1 caldaia a due forni
potenza 265 HP
1 elica
Velocità 3,5 nodi
Equipaggio 73 tra ufficiali, sottufficiali e marinai
Protezione: reti parasiluri
Armamento 2 pezzi da 381/40 mm
4 pezzi antiaerei da 76/40 mm
Destino finale affondato per tempesta il 16 novembre 1917
Costruito nel 1915 dai cantieri Orlando di
Livorno come pontone a gru GA 53.
Nel 1916 la Regia Marina realizzò due monitori armati con cannoni di
grosso calibro onde appoggiare le operazioni terrestri sul fronte del
Carso: il Faà di Bruno ed l’ Alfredo Cappellini.
Per la realizzazione del Cappellini fu deciso di utilizzare il
pontone GA 53, costruito per uso del cantiere. Rimesso sullo
scalo, fu sottoposto a rifacimento. Venne dotato di un apparato motore
da 265 CV e di due cannoni Vickers Armstrong da 381 mm/40 M 1914, in
origine destinati alla corazzata Francesco Morosini della classe
Caracciolo, mai completata.
Salpato a rimorchio da Spezia venne in principio destinato alla difesa
del porto di Brindisi.
Nel luglio 1917 l’unità fu dislocata alla difesa di Venezia.
Nell’agosto 1917 sia il Cappellini che il Faà di Bruno
furono trasferiti a Grado, in appoggio all'avanzata dell'esercito
italiano per il bombardamento delle posizioni austriache disposte
sull'altopiano carsico, con la direzione del tiro affidata agli aerei.
Disponevando di un impianto binato sistemato in postazione chiusa non
corazzata. Il brandeggio massimo era di 15° per lato e l’alzo massimo
20°. La gittata era di 25.000 m.
I pontoni bombardarono altresì gli scali ferroviari di Sistiana e
Nabresina nonché gli stabilimenti industriali di Trieste.
In conseguenza della rotta di Caporetto il 27 ottobre 1917, ai due
pontoni venne dato l’ordine di ripiegamento su Venezia. Ognuno di essi
venne preso al traino da un rimorchiatore.
Durante la navigazione il Cappellini, giunto davanti a Caorle,
incappò in una violenta sciroccata che lo fece arenare nei pressi di
Cortellazzo. Due giorni dopo, giunti sul posto altri rimorchiatori, il
pontone venne disincagliato e riportato a Venezia.
Ricevuto ordine di trasferimento su Ancona, la mattina del 15 novembre
1917 i due pontoni salpavano da Venezia.
La sera della partenza le quattro unità navigavano di conserva: il mare
era calmo con vento di leggera brezza. Alle 22 si levò un vento di
maestrale che, virando da scirocco rinforzava con il trascorrere delle
ore, trovando mare formato al passaggio fuori dalla costa di Pesaro che,
proseguendo la navigazione, da grosso passò ad agitato.
Le ondate spazzavano di continuo il ponte ed il Cappellini
incominciò ad imbarcare acqua sottocoperta, nonostante gli sforzi di
tamponamento prodigati dall’equipaggio. Invase la torre dei cannoni, gli
alloggiamenti attraverso gli osteriggi e nella sala macchine entrava dal
boccaporto, non a tenuta stagna.
Le pompe di sentina, subito attivate, non riuscivano a scaricare tutta
l’acqua che l’unità imbarcava. Venne allora deciso di svuotare l’acqua
di zavorra contenuta nei cassoni di sentina, onde guadagnare in
galleggiamento. Così facendo si alzava però il metacentro dell’unità
rendendola instabile al mare di traverso.
Infatti il Cappellini iniziò un inarrestabile ingavonamento a
babordo. La pressione dell’acqua che entrava fece saltare i boccaporti;
il peso dei cannoni strappò gli ostini di ritenuta ed i pezzi ruotarono
a sinistra aumentando lo sbandamento.
Mentre tutto questo accadeva il rimorchiatore Luni, abbandonato
l’obiettivo di raggiungere Ancona con il pontone, tentava di portare
l’unità ad arenarsi su un basso fondale sabbioso, lontano poco più di un
miglio. Era al largo di Falconara quando il rimorchio era ormai perduto:
si mollarono le cime di traino per evitare di farsi trascinare a fondo
e, dopo aver lanciato in mare dei salvagenti, il Luni, che
faticava a tenere il mare, fece rotta su Ancona.
Il Cap. Pesce, comandante del Cappellini, diede l’abbandono nave
scendendo per ultimo sulla scialuppa di salvataggio. Poco dopo il
Cappellini si capovolse andando a fondo. Nel fortunale anche la
scialuppa si rovesciò ed i suoi occupanti annegarono.
Dei 73 componenti l’equipaggio solo quattro si salvarono.
Il relitto del Cappellini giace a 15 metri di profondità a 2,3 miglia di
fronte a Montemarciano. I successivi tentativi per il recupero, non
ebbero mai successo.
Altre immagini del pontone
armato Alfredo Cappellini alle
schede
3830C,
3831C,
3905C.
Link al
Registro dei Pontoni Armati dal 1915 al 1918
con brevi note tecniche e storiche di ogni pontone. |